Gennaio - Alla scoperta di Civitella Roveto

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Gennaio

UNO SGUARDO NEL PASSATO                                                                                  

La mattina di mercoledì 13 gennaio 1915 alle ore 7:50, insieme alla Marsica, la Valle Roveto fu colpita da un’immane sciagura. In pochi secondi un terremoto violento e distruttore portò nei nostri paesi la rovina, la desolazione, la morte. Nella notte successiva cadde una fitta e gelida nevicata che ingigantì le difficoltà dei superstiti e dei soccorritori. Circa 500 furono le vittime del terremoto, molti i feriti che vennero trasportati negli ospedali romani. Instancabile, in questi giorni, fu l’opera del medico condotto Ascenso Persia che, sebbene ferito, continuava a prestare la sua opera. Sorpreso dal terremoto non perdette la sua calma e continuò ad eseguire una diffìcile operazione di parto, poi sulle sue braccia portò in salvo la donna svenuta. La sua attività di medico fu premiata dalla guarigione di più di 100 feriti.                                                             
Era il 12 gennaio del 1958 quando un’immensa folla accoglieva con grande entusiasmo l’arrivo del nuovo e giovane parroco Don Franco Geremia. Presenti anche numerose autorità civili e militari, tra i quali il sindaco Iacovitti Stanislao e il vescovo Biagio Musto.

SAPETE CHE...

Il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio abate, venivano radunati gli animali in uno spiazzo della zona “baracche” (PEZZA D(E) SANDA: PIAZZA DEI SANTI) che ospitava le stalle, nel punto in cui adesso sorge il municipio. Qui il prete impartiva la benedizione di Sant’Antonio che comprendeva anche le sementi e il sale. (Chi possedeva le bestie comprava sale pastorizio - di colore nero - che costava meno e veniva utilizzato anche per cucinare, dopo averlo tenuto in acqua per farlo diventare chiaro. Il sale bianco era più costoso, fare uso di sale nero era illegale perciò veniva adoperato di nascosto). In questo giorno, a Civitella, vi svolgeva una grande fiera anche con molti animali. Si comprava il maiale da allevare per tutto Tanno, si preferiva acquistare “gliu porco surano” (maiale nero) poiché era grande e molto grasso.
Questa festa era tanto attesa soprattutto dai bambini che di primo mattino animavano le stradine del paese vecchio, bussavano nelle case delle famiglie più ricche e ricevevano la “panetta”
(pane caldo). Sempre nel giorno di Sant’Antonio Abate, a San Vincenzo, si bussava alle porte delle case per ricevere l’olio. A Balsorano, invece, i ragazzi chiedevano i “cicirocchi” (granturco cotto).

PROVERBI

“E meglio ‘ngundrà nu gliupo m(e)naro ch(e) n’ommuno scasaccato d(e) gennaro”.

Sarebbe meglio incontrare un licantropo piuttosto che un uomo senza abiti durante il freddo mese di gennaio.
“Chi va alla fiera senza quadrini revè car(e)co d(e) spuntuni”

Chi si reca alla fiera senza soldi torna a casa dopo aver preso solo spintoni.

VOCABOLI DIALETTALI

ACCIAMACCO
: caos, rumore, confusione...
ROPPA
: schiena

VECCHIA FILASTROCCA

Zi Nicola ieva alla scola s(e) purteva nu paro d’ova.
La maestra c(e) Ile cuceva i Nicola s(e) le magneva.

GIOCHI DEI NONNI
         
SASSITTO: Gioco di gruppo con due soldi di rame.
Si procede alla conta per chi comincia a giocare per primo. Il vincitore della conta lancia, ad una distanza di circa dieci metri, un sasso un po’ arrotondato e grande come un uovo (sassitto
). Comincia poi a lanciare una moneta cercando di mandarla il più vicino possibile a “gliu sassitto”; la stessa cosa faranno gli altri. Chi si sarà avvicinato di più raccoglierà tutte le monete disponendole l’una sull’altra e con la stessa figura rivolta verso l’alto. Comincerà poi a battere “cu gliu sassitto” sopra al mucchietto; il battitore potrà prendere tutte le monete rovesciate al primo tiro. Continuerà a battere fino all’errore (monete non rovesciate), seguiterà poi a battere il secondo arrivato e così via, fino ad esaurimento delle monete.

CONSIGLI DELLA NONNA: SCHIZZI DI FANGO

Piove? Non arrabbiatevi se tornate a casa con il cappotto schizzato di fango. Meglio pulire la macchia con una pezzuola intinta d’aceto tenendo il tessuto ben teso, in modo che non prenda false pieghe.

UN’ANTICA RICETTA

SFRIZZUI

Si appendeva “gliu cutturiglio”
(paiolo) sul fuoco del camino, vi si versavano pezzi di carne di maiale e "assogna" (sugna). Mentre cuocevano si formava lo strutto che veniva colato e messo nelle budella o nella cogna. Una volta tolto lo strutto, rimanevano “gli sfrizzui” che venivano fritti in padella aggiungendo un po’ di sale. Si infilavano, poi, nella vescica del maiale (precedentemente ben lavata insieme alle budella) e venivano usati durante l’anno come condimento per pasta e minestra. Si mangiavano anche in mezzo “agliu pallocco” (pizza con farina di granturco, cibo quotidiano dei nonni).


Realizzato dalla Classe Quinta della Scuola Elementare “R. RIPANDELLI” di Civitella Roveto nell'anno scolastico 2003-2004.
Insegnante: Maria Teresa Alfano
Alunni: Edoardo Alfano, Veronica Corradi, Antonio De Filippis, Marta Fabiani, Sanid Izeti, Eliana Mariani, Fernando Morelli, Raffaele Morelli, Valerio Renzi, Simone Sabatini, Vittoria Sauli, Valerio Tolli.

 
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